Elsa era una mia zia, morta nel 2011, all’età di 85 anni.
Intorno ai cinquant’anni Elsa iniziò a soffrire di depressione. Viveva sola, e nonostante sua sorella (mia madre) ed io ci prendessimo cura di lei al meglio delle nostre forze, come spesso succede in questi casi non si lasciò aiutare molto. Non si curò, veramente, mai, finché, verso la metà degli anni Novanta (aveva circa 70 anni), la malattia si aggravò sempre più ed Elsa subì due ricoveri. Dopo il secondo, nel 2001, la convincemmo a ritirarsi in una casa di riposo, dove le venivano somministrate regolarmente le cure mediche prescritte.
All’inizio del 2002, avendo io da poco adottato la cagnetta Luna, ottenni il permesso dalla Direzione della casa di riposo di portare la cucciola in visita da Elsa, che, sapevo, amava molto gli animali. In quel periodo mia zia non usciva mai dal suo appartamentino se non per i pasti, e trascorreva lunghe ore sprofondata sul divano, con lo sguardo fisso su uno schermo TV, senza peraltro seguirne i programmi.
Durante il loro primo incontro, Luna iniziò a saltare su e giù dal divano, fare mosse buffe e leccarle viso e mani. Elsa scoppiò a ridere e continuò a ridere sempre più. Osservando il suo diaframma vibrare, mi resi conto in quel momento che da almeno quindici anni non la vedevo ridere e, forse, nemmeno sorridere.
Questo mi diede lo spunto per interessarmi alla pet therapy.
Mentre proseguivano le visite a Elsa, che gradualmente migliorava (continuava, ovviamente, ad assumere i medicinali), iniziai a partecipare a corsi sugli Interventi Assistiti con gli Animali e a seminari in campo cinofilo. Entrai a far parte di un’associazione che aveva avviato alcuni progetti di pet therapy e venni coinvolta in diversi programmi. Luna cresceva, partecipava anche lei a corsi di educazione di base e addestramento e veniva sempre più coinvolta in programmi di pet therapy.
Continuava inoltre ad accompagnarmi alla casa di riposo dove alloggiava Elsa, invogliandola a lasciare le sue stanze per fare passeggiate anche lunghe nel quartiere. Nelle giornate fredde o piovose, Luna se ne stava amorevolmente accovacciata ai suoi piedi, mentre Elsa ed io giocavamo a risolvere i rebus della Settimana Enigmistica. Da sola, Elsa si esercitava a lungo con la parole crociate.
Nella nuova casa di riposo, in cui si trasferì nel 2008, mia zia faceva passeggiate anche da sola nel grande parco della struttura, e si intratteneva con i numerosi gatti residenti; partecipava attivamente alle attività di gruppo e, per un certo periodo, si occupò anche della catalogazione dei libri della biblioteca. Continuavano, naturalmente, le visite con Luna.
Nell’estate del 2011, improvvisamente, Elsa si aggravò e morì a novembre.
Poco tempo dopo anche Luna, che aveva lavorato per otto anni in molti progetti con bambini, anziani, e soprattutto persone disabili, si ammalò per un emangiosarcoma, e morì all’età di dieci anni, nel marzo del 2012.
Devo a Elsa e a Luna la mia “scoperta” della pet therapy.
Torino, 25 agosto 2014
Nicoletta Asselle